Alessandro Lazzarini: “Il contratto e le condizioni di lavoro sono migliori negli ospedali; il rapporto assistente – posti letto non è più adeguato visto che l’utenza è sempre più anziana e con patologie sempre più complesse; un solo infermiere spesso segue interi piani o strutture prendendo decisioni delicate in assenza del medico; molti Oss scelgono di cambiare mestiere. Servono risposte strutturali”
Fp Cgil interviene sul dibattito che, in questi giorni, riguarda alcune Rsa del Trentino. A entrare nel dettaglio sono Alessandro Lazzarini e il segretario generale Luigi Diaspro. La politica non risponde al grido di aiuto di un settore sempre più in crisi a causa della difficoltà nel reperimento di personale. La situazione è molto grave e non riguarda soltanto le Valli Giudicarie o la ex Don Ziglio.
Il problema principale è trovare infermieri ed è un tema nazionale, non solo locale. Molti professionisti “migrano” verso gli ospedali per le migliori condizioni: di contratto e di qualità del lavoro. Un infermiere in Rsa si occupa di moltissimi residenti e spesso si trova a essere il responsabile ultimo di tutti i processi (non è sempre presente il medico o il coordinatore). Viene chiamato a prendere decisioni difficili nelle situazioni di emergenza e si deve occupare di tutto il delicatissimo processo di somministrazione delle terapie.
Queste figure professionali non possono essere sostituite con personale alternativo e si può arrivare a chiudere il servizio, come è successo a Tione. Il problema si ripercuote anche, e forse ancora di più, sugli Oss. Anche loro hanno visto un declino spaventoso delle condizioni di lavoro per mancanza di personale, aggravamento delle condizioni di salute generale dell’utenza, parametri assistenziali obsoleti. Il lavoro è gravoso dal punto di vista fisico (come alzare o spostare una persona) ma anche psicologico: tanti i pazienti con demenza, depressione o problematiche psichiatriche. Serve molto tempo e proprio il tempo manca: i parametri assistenziali dettati dalla Provincia, ovvero il rapporto operatore-posto letto, sono inadeguati e quasi tutte le Rsa sono sopra-parametro, cioè pagano di tasca propria gli operatori in più necessari. Aumenta anche il carico burocratico che, di nuovo, toglie tempo al lavoro di assistenza diretta. Spesso i nuovi Oss rimangono scioccati dalla situazione lavorativa che trovano e scelgono un’altra professione. Talvolta vengono sostituti con ausiliari di assistenza che, non per colpa loro, sono impreparati e non possono svolgere determinate attività perché non ne hanno i titoli.
Per questo è necessario che la politica dia risposte concrete, a partire dai percorsi di accesso alle professioni, all’aumento dei parametri assistenziali, al riconoscimento delle professionalità con un nuovo Ordinamento professionale, all’immediata attivazione dei tavoli per il rinnovo del contratto, alla revisione del sistema indennitario.