La contemporaneità di due misure che investono, da una parte, la giunta provinciale per l’ipotesi di aumento dei compensi per i dirigenti delle società partecipate della Provincia da 155.000 euro a 240.000 euro (+64%) e, dall’altra, l’aumento del contributo a carico dei dipendenti dell’Azienda Sanitaria per il servizio mensa da 1 euro a 2,20 euro, racconta molto dell’approccio al tema del potere d’acquisto dei salari in Trentino, che si può banalmente liquidare col famoso motto del Marchese del Grillo,

 

così Luigi Diaspro – Segretario Generale della Fp Cgil del Trentino.

Continuiamo a ricevere messaggi e telefonate di lavoratrici e lavoratori infuriati per questi che considerano dei veri e propri sberleffii alla loro condizione e alle loro richieste di migliori salari.
Le due misure, accidentalmente contestuali e, ovviamente, ciascuna supportata da motivazioni più o meno valide per i proponenti ma per quanto ci riguarda non ragionevoli e improponibili, consentono di far piazza pulita di ogni retorica e restituiscono l’effettività di un “classismo” congenito che pervade tutti gli ambiti decisionali, al di là di ogni prudenza e attenzione al
contesto sociale ed economico in cui siamo precipitati, al crescere delle disuguaglianze e dell’ingiustizia sociale, al differenziale retributivo – per stare alla P.A. – tra salariati e Dirigenza:
un dipendente medio deve lavorare 10 anni per arrivare allo stipendio annuale di un Dirigente.
Ma come? Siamo di fronte ad un aumento del 6,31% degli stipendi pubblici per il triennio 22/24 mentre il dato inflattivo del solo 2022 è dell’8,1% e dell’intero triennio è del 16 – 18%, con la Giunta che finanzia i contratti solo grazie al patto di San Michele e ci dice che non ci sono altre risorse, e poi si ipotizzano cose del genere? E bisogna davvero aumentare il contributo mensa a carico dei dipendenti dell’azienda Sanitaria, incidendo ancora di più sul potere d’acquisto dei loro salari? Quante volte i lavoratori devono scontare l’inflazione? Si dirà, sono pochi euro al mese! No, sono centinaia di euro all’anno che, al contrario, dovrebbero entrare e non uscire dalle tasche dei lavoratori! Per questo invitiamo caldamente a ripensare entrambe le misure, ciascuno per il proprio ruolo e le proprie responsabilità, perché lavoratrici e lavoratori pubblici trentini hanno abbondantemente superato la soglia di pazienza e non sono più disponibili a subire. Si stanzino piuttosto maggiori risorse per la Sanità, le Case di Riposo, I Comuni, perché si possa assumere di più, si possa valorizzare il personale e trattenerlo nei luoghi di lavoro, come la Fp Cgil ha chiesto in relazione alla variazione di bilancio in discussione. Se poi i lavoratori scappano, non ci si chieda perché.