Tra carenze strutturali, sospensioni, mancato riconoscimento di contratto e indennità. L’intervento di Luigi Diaspro, Marco Cont e Gianna Colle.
Non ci sorprende affatto che le sospensioni in atto aggravino drammaticamente carenze di organico che, a vari livelli, in Azienda sanitaria come nelle Apsp risalgono a prima della pandemia. Quello che ci appare fuori luogo è il tentativo di far apparire che tutto sia sotto controllo e che basti monitorare la situazione, senza un piano di emergenza – almeno a noi noto – da adottare rapidamente per garantire i servizi che, nelle prossime settimane, saranno maggiormente a rischio per l’invio di un altro migliaio di provvedimenti di sospensione in corso di verifica.
Molte sono le criticità che ci vengono segnalate in queste ore dai lavoratori dell’Azienda sanitaria, nei vari presidi e nelle unità operative, che smentiscono la narrazione di relativa tranquillità in questa fase dei vertici del Dipartimento salute e della stessa Apss. Vi sono unità operative in cui il personale non ancora vaccinato e quindi potenzialmente soggetto a sospensione supera la metà della dotazione organica, reparti con professionisti con una formazione altamente specialistica difficilmente sostituibile se non a rischio della qualità e dell’appropriatezza degli interventi, con possibili gravi conseguenze per i cittadini.
Situazioni insostenibili in più reparti e servizi, segnalate da mesi senza che nessuno abbia mai preso provvedimenti, si continua a far finta di nulla e non importa se i carichi di lavoro e il turn-over non consentono il recupero psico-fisico, per poi stupirsi se il personale si assenta in malattia. Un situazione di estremo disagio, ma si continua chiedere disponibilità in cambio di nulla.
Pesa la sufficienza con cui si sta affrontando la situazione, l’assenza di un piano d’intervento straordinario, l’assenza di assunzioni e stabilizzazioni del personale, di risorse per il contratto e per la valorizzazione delle professionalità del sistema sanitario trentino, pesano i carichi di lavoro per personale già sfinito da oltre un anno e mezzo di sacrifici e stress inimmaginabili, pesano stanchezza, conflitti e malessere organizzativo che non possono essere ulteriormente ignorati. Pesano anche questioni che possono apparire secondarie, come la corretta individuazione degli aventi diritto all’indennità di malattie infettive, da cui sono state escluse molte categorie professionali, anche all’interno delle stesse unità operative, nonostante abbiano gli stessi contatti con pazienti positivi. Pesa l’assenza di un tavolo di confronto con le rappresentanze dei lavoratori.
È urgente intervenire a tutti i livelli, mettendo in atto tutte le azioni che possono determinare maggiore adesione vaccinale per garantire i servizi e sostenere la stragrande maggioranza degli operatori vaccinati che è in servizio. Anche favorendo il riesame delle singole posizioni dei tanti sospesi, preoccupati degli effetti del vaccino per motivi di salute. Un ulteriore confronto potrebbe favorire ripensamenti.
Temiamo che l’emergenza non finirà quest’anno. Pretendere un piano di interventi complessivo e strutturale su sanità e sistema socio sanitario trentini è un imperativo delle sole rappresentanze dei lavoratori o della stessa politica e dell’Azienda sanitaria?