Da anni didattica, biglietteria e prenotazioni, al Muse, sono affidati a personale assunto da cooperative, in appalto. I loro diritti alle ferie, a un orario chiaro e comunicato con congruo anticipo, alla fruizione dei permessi continuano a essere calpestati, nel rimpallo delle responsabilità tra il museo e le cooperative. Il partecipato presidio di questa mattina ha messo in luce il diffuso malessere di tanti lavoratori e lavoratrici. Attualmente le cooperative coinvolte sono CSV (subentrata alla fallita Mimosa scs); Socioculturale s.c.; Coopculture s.c.
Tanti i problemi irrisolti
A fare il punto è Roberta Piersanti, della Funzione Pubblica Cgil. «Il primo appalto è del 2018 e, da allora, tantissimi professionisti si sono dimessi per l’inconciliabilità del lavoro con la vita extralavorativa, addirittura circa 120 dal 2013. Le problematiche sono molte.
- Mancato riconoscimento dell’indennità di appalto, cioè della differenza tra il contratto applicato (coop sociali) e quello di riferimento previsto dalla normativa (Federculture).
- Tutti i contratti, quelli sottoscritti nel 2018 e anche tutti quelli successivi, continuano a non indicare alcun orario di lavoro, come impone la legge.
- Le “fasce di collocabilità dell’attività”, dovevano garantire la possibilità di conciliare vita privata e lavoro pur permettendo alle cooperative l’organizzazione delle attività, ma non sono applicate. Nel tempo, il malfunzionamento delle fasce è stato attribuito alla pandemia, alle modalità di prenotazione gestite dal Muse, al turn over e dunque al poco personale formato. In ogni modo a pagare sono sempre i lavoratori.
- I lavoratori sono tutti part time, ma i turni vengono imposti sull’intera giornata: dunque si lavorano magari 3 ore, spezzate, e si è di fatto impegnati tutto il giorno.
- Questo porta anche una reperibilità di fatto e totale. I momenti di “buco” tra un’attività e l’altra potrebbero essere usati per il tempo libero o, magari, per una visita medica, ma niente da fare: sono frequenti le modifiche del turno già comunicato. Dal medico ci si va solo mettendosi in ferie.
- La turnistica non arriva mai con le promesse 2 settimane di anticipo: spesso arriva il venerdì per i primi 3 giorni della settimana e il mercoledì per i restanti 4; nella migliore delle ipotesi arriva il mercoledì della settimana precedente, salvo modifiche. Il Muse comunica di aver sistemato le modalità di prenotazione e che questa situazione non è loro ascrivibile. A prescindere da quale sia la causa, questo modus operandi è inaccettabile: né dal datore di lavoro né dall’appaltante. Con lettera del 26/5 abbiamo invitato entrambe le parti a un confronto risolutivo. Non abbiamo ricevuto risposte.
- Molte delle ferie segnate come fruite nelle buste paga non sono state né richieste dai lavoratori né imposte dal datore di lavoro: sono state utilizzate a posteriori per completare l’orario di lavoro, come strumento di gestione dello stesso perché (e questo è stato messo per iscritto) in previsione della conclusione dell’appalto le Cooperative non “concedono” più banca ore negativa. Ma è onere del datore di lavoro garantire la possibilità di effettuare la prestazione lavorativa ed è illegittimo integrare l’orario di lavoro impiegando le ferie ed è illegittimo anche abbattere il monte ore ferie del lavoratore (che ha un costo) con questa modalità. Con lettera del 26/5 abbiamo chiesto la restituzione di queste ferie, ma anche su questo non abbiamo ricevuto riscontro. Abbiamo anche chiesto che ai lavoratori vengano assegnate attività a copertura dell’intero monte orario settimanale precisando che l’eventuale inattività deve ritenersi una scelta del datore di lavoro, anche considerato che vi sono dipendenti che, invece, stanno accumulando flessibilità».