In questo periodo si è molto parlato della carenza di insegnanti di sostegno, meno della situazione degli assistenti educatori, che pure sono fondamentali nella scuola per la formazione e la socializzazione dei nostri ragazzi. Chi sono? Sono quelle lavoratrici e lavoratori che, nelle scuole di ogni ordine e grado, supportano chi ha difficoltà nell’acquisizione di autonomia e nelle relazioni.
Non sono insegnanti di sostegno, anche se troppo spesso sono loro a occuparsi della didattica per l’alunno che seguono, perché l’insegnate c’è per sole 3 ore a settimana o è addirittura a zero ore. Predispongono i piani educativi individualizzati, ma non sarebbe loro competenza. Non hanno neppure competenze mediche, ma spesso viene loro richiesto di somministrare i farmaci, facendo finta che si tratti di aiuto all’assunzione. Lavorano in sinergia coi docenti (talvolta li sostituiscono), ma vengono coinvolti solo a discrezione della scuola nei vari organismi collegiali.
Vi sono poi delle ingiustificabili differenze per la stessa professione: alcuni sono assunti dal sistema pubblico, ma la maggior parte è esternalizzata, con stipendi e trattamenti diversi: gli assistenti educatori dipendenti dalle cooperative / Terzo settore lavorano per 33 settimane sebbene l’anno scolastico ne conti normalmente 34/35. Per “compensare” devono assentarsi in occasione delle assenze dell’alunno o di gite e uscite didattiche. «Ma nel periodo di Covid, quando le gite non ci sono – denuncia Fp Cgil con Roberta Piersanti – solo gli studenti con assistente educatore pubblico hanno l’anno coperto, con grave disparità di trattamento».
C’è inoltre un differente monte ore per l’attività non frontale tra pubblici e privati che prescinde, paradossalmente, dalle condizioni e dai bisogni dei ragazzi e questo discrimina sia gli alunni, sia i lavoratori. Va aggiunto che le scuole hanno piena facoltà di scegliere (anche in ragione dei costi, visto che gli assistenti educatori esternalizzati in estate non vengono pagati) se avere un educatore pubblico, privato e a quale ente rivolgersi. E gli assistenti educatori in convenzione, benché in possesso di titoli adeguati e di costante formazione, non hanno nessuna garanzia occupazionale, a differenza di quanto avviene per tutti i lavoratori dei servizi pubblici esternalizzati.
«Per questi motivi, e a maggior ragione in una fase che ha registrato un grandissimo senso di responsabilità e generosità da parte di questi lavoratori, come Fp Cgil ribadiamo la irrazionalità del sistema e contestiamo questa formula che crea intollerabili differenze non solo tra i lavoratori, ma anche tra i giovani che necessitano di supporto. È giunto il momento che la Provincia garantisca pari opportunità e diritti ai ragazzi e ai lavoratori».