La Fp Cgil del Trentino, col segretario generale Luigi Diaspro e il referente del settore Alessandro Lazzarini, prende atto dello stanziamento provinciale di 10 milioni di euro per le Rsa pubbliche e private che si trovano in difficoltà economica a causa della pandemia. «Una notizia positiva e una decisione che sostiene doverosamente il settore. Adesso non ci sono più alibi: occorre affrontare una volta per tutte le tante questioni irrisolte che riguardano le lavoratrici e i lavoratori. È necessario attivare urgentemente un tavolo permanente per un piano straordinario di assunzioni e per la giusta valorizzazione del personale, a partire dalla parificazione contrattuale ed economica col settore della Sanità, rivedendo il sistema indennitario e rinnovando l’accordo di Settore.
Necessario il confronto, anche sulle riaperture post Covid
Ricordiamo del resto che, nei giorni scorsi, sono state annunciate le nuove linee guida che garantiscono maggiore facilità di accesso per le visite. Anche in quel caso notizia positiva, visto che si restituisce agli anziani la possibilità di vedere più spesso i propri cari. Grave che questo tipo di novità vengano presentate alla stampa e alla cittadinanza ma non ai rappresentanti dei lavoratori, con cui effettuare l’opportuna verifica sulle ricadute organizzative e magari concordando le migliori modalità di una riapertura che, va ricordato, può essere garantita proprio da chi nelle Rsa lavora quotidianamente».
Evitare la fuga del personale
Fp Cgil ribadisce dunque la necessità di un tavolo di confronto e di adottare misure strutturali, anche per affrontare il fondamentale problema della fuga di infermieri e oss verso gli ospedali dove trovano migliori condizioni retributive e contrattuali. Da rivedere infatti in modo prioritario anche il rapporto assistente – posti letto, non più adeguato visto che l’utenza è sempre più anziana, con patologie sempre più complesse e che necessitano di più personale che li assista.
Su queste importanti problematiche ci aspettiamo dunque un confronto d’insieme, in cui includere anche il tema della formazione degli ausiliari dell’assistenza, su cui abbiamo espresso molti dubbi: c’è il rischio che, con 68 ore di formazione, potrebbero essere chiamati a sostituire gli Oss che, invece, studiano per 2 anni con 1.400 ore tra lezioni e pratica. E questa non è certo una soluzione.