Accordo di settore.
Come noto è in corso presso il Consorzio dei Comuni la contrattazione relativa all’Accordo di
settore di Comuni e Comunità di Valle per l’utilizzo delle risorse residue contrattuali
2019/2021. E’ innanzitutto emersa la scarsità delle risorse a disposizione (408.000 € per una
platea di circa 5.000 dipendenti). Abbiamo pertanto da subito evidenziato che, per poter dare
risposta compiuta alle esigenze di revisione del salario accessorio di tutte le figure
professionali, sono assolutamente necessarie maggiori risorse. Si è partiti dal presupposto
condiviso da tutte le parti di intervenire prioritariamente sulle figure professionali non
interessate dal precedente Accordo di settore del 2018, con cui si era intervenuti unicamente
sulle indennità per mansioni rilevanti e per area direttiva.
Abbiamo quindi evidenziato la necessità di aumento delle seguenti indennità:
• personale delle categorie A e B, con particolare riferimento agli addetti ai servizi
ausiliari, operatori d’appoggio, cuochi, operai, operatori socio-assistenziali (in
riferimento a quest’ultima figura con la richiesta di estensione anche agli operatori
socio-sanitari);
• indennità per mansioni di coordinamento;
• personale funzionario pedagogista.
Abbiamo inoltre posto la questione di quelle figure professionali (assistente sociale, avvocato,
personale amministrativo che svolge compiti di messo notificatore o mansioni di sportello,
etc.) per le quali nell’Accordo di settore PAT è prevista una specifica o maggiore indennità, a
differenza di quanto accade negli enti locali. Su questo tema abbiamo posto una vera e
propria questione politico sindacale: occorre riequilibrare il sistema e sanare queste ingiuste
differenziazioni tra figure professionali che svolgono medesime funzioni nell’ambito dello
stesso comparto ma operano in settori diversi. Per queste ragioni abbiamo insistito sulla
necessità di ulteriori risorse da stanziare sul Settore dei Comuni e delle Comunità di Valle: il
dumping che si sta determinando tra i settori e i comparti, con la fuga verso la PAT o la stessa
APSS, non può continuare ad alimentarsi con continue prese d’atto di mancanza di risorse.
Allo stesso tempo abbiamo sottolineato che qualora non fosse materialmente possibile dare
risposte con l’Accordo di Settore a talune figure professionali, occorrerà una norma
programmatica per indicare le soluzioni praticabili, anche all’interno dello stesso CCPL di
primo livello, per una parificazione dei regimi indennitari oltre ad interventi sull’ordinamento
professionale.
Abbiamo infine richiesto di prevedere la trattazione dell’istituto della “cessione di ferie”
demandata dal CCPL all’Accordo di settore.
Ci attendiamo che, per i prossimi incontri, il Consorzio dei Comuni predisponga una bozza di
accordo che tenga conto delle suddette osservazioni.
Riconoscimento delle retribuzioni incentivanti ex art. 5 bis l.p. 2/2016
Di fronte alla dichiarazione di conclusione unilaterale del tavolo di confronto da parte Apran,
con la messa alla firma dei testi, come Fp Cgil abbiamo insistito ed ottenuto la riapertura della
discussione su un testo finale sul quale avevamo e abbiamo tuttora ampie perplessità,
dichiarate sin dalla prima ora e mai prese in seria considerazione dalla parte pubblica.
Abbiamo contestato quindi in primo luogo il metodo: si va alla sottoscrizione quando si
raggiunge un accordo con le parti sindacali, non quando lo decide l’Apran.
E’ chiaro che anche per noi è tempo di chiudere una discussione risalente di anni, tuttavia non
si possono prendere scorciatoie che produrranno ancora una volta disuguaglianze tra i settori
e possibili pasticci tecnici dal punto di vista dell’equilibrio tra i diversi istituti incentivanti
(incentivi al personale coinvolto nelle procedure di cui all’art. 5 bis L. P. 2/2016 e indennità per
attività tecniche di cui all’Allegato E/3 al CCPL 2016/2018). Di tanto ci è stato dato atto
persino dal Presidente Apran!
Nel merito, abbiamo ribadito con determinazione il tema delle decorrenze del nuovo accordo,
che deve espressamente prevedere – per quanto ci riguarda – l’erogazione delle risorse da
accantonare ex lege per tutti gli anni dovuti, e ciò a prescindere dal fatto che i singoli enti le
abbiano effettivamente accantonate.
Tanto abbiamo reiteratamente sostenuto poiché, per stessa ammissione delle delegazione
pubblica, se per il settore PAT non sussistono problemi in quanto le risorse sono state
effettivamente accantonate, non è così per i Comuni. La conseguenza dunque sarebbe quella,
nel sottoscrivere un accordo che su questo punto non impone alcun vincolo alle singole
amministrazioni, di ratificare definitivamente una situazione di disparità e di violazione di
obblighi di legge da parte di quelle amministrazioni comunali che negli anni, pur a fronte di
una precisa disposizione di legge, non hanno accantonato le risorse.
Non solo, ma la stessa formula proposta per la decorrenza futura degli accantonamenti,
successivamente quindi alla sottoscrizione dell’accordo, è estremamente vaga e non contiene,
ancora una volta, alcuna esigibilità nei confronti delle singole amministrazioni che potrebbero
tranquillamente continuare a non accantonare le risorse necessarie per le indennità di cui si
tratta.
Grazie alla nostra determinazione, sostenuti poi anche dalle altre sigle, l’Apran si è riservato il
tempo necessario per la verifica di questa e di altre questioni più puntuali emerse.
Vi terremo aggiornati.