All’indomani della riuscita manifestazione dei lavoratori precari del Muse, la Funzione Pubblica Cgil è costretta a stigmatizzare le parole con cui il Museo ha replicato alle sue argomentazioni.
Su alcune testate si è infatti letto: «In questi 9 anni, abbiamo generato occupazione sul territorio, cercando le soluzioni organizzative più idonee per il servizio e per garantire un’offerta culturale confrontabile con i maggiori musei scientifici europei. L’assemblea è convocata a valle di un incontro che il Muse ha promosso con i sindacati a scopo rassicurante, chiarendo cambiamenti e future soluzioni».
La realtà è un'altra
Una posizione decisamente assolutoria per il Museo e non priva di elementi criticabili. Ecco infatti la versione di Roberta Piersanti, di Fp Cgil. «Anzitutto il Muse non ha promosso alcun incontro: sono stata io a inviare, a febbraio, una pec per avere un confronto. Non ho avuto alcuna risposta fino a maggio quando, con la liquidazione della Coop Mimosa, la necessità di vedersi di persona si è fatta ancora più forte e ho chiesto di nuovo un incontro. Solo a fine maggio siamo stati convocati e, in quella sede, il Muse ci ha informati che intende cambiare il prossimo appalto, a partire da cosa e come sarà esternalizzato. Bene, ma nulla ci è stato detto per l’appalto in essere, che durerà almeno fino a novembre e che è caratterizzato dalle mancate tutele ai lavoratori di cui abbiamo fornito ampia spiegazione ieri.
Aggiungiamo che il confronto con i sindacati è un obbligo di legge negli appalti ad alta intensità di manodopera, dunque non vi è alcuna anomalia o apertura, da parte del Museo, se questo si siede al tavolo con noi.
Sulla attuale situazione non sono invece state fornite soluzioni e l’incontro in previsione del cambio appalto non assolve il Muse da ogni responsabilità per l’appalto in essere».