Rinnovo dei contratti pubblici – Tentativo di conciliazione ennesima dimostrazione di arroganza di Fugatti.
«Non c’è verso, Fugatti non rinuncia a perpetrare atti di arroganza nei confronti dei suoi dipendenti e anche stamattina ha fatto pervenire alle parti sindacali la propria indifferenza sulla vertenza sul rinnovo dei contratti pubblici, riservandosi di valutare autonomamente nel corso della discussione in aula sul Ddl di Stabilità eventuali modifiche all’attuale testo di legge». Così i segretari delle Organizzazioni sindacali Luigi Diaspro – Cinzia Mazzacca – Beppe Pallanch – Stefania Galli – Giuseppe Varagone – Maurizio Valentinotti – Cesare Hoffer – Ennio Montefusco al termine del tentativo di conciliazione espletato davanti al Commissario del Governo di Trento a seguito della proclamazione dello stato di agitazione dei dipendenti pubblici e della scuola per il rinnovo dei contratti.
Nessuna proposta conciliativa, nessuna ipotesi di lavoro, nessun riconoscimento delle ragioni alla base della protesta; i dirigenti Nicoletti e Fedrigotti si sono limitati a una laconica dichiarazione con cui hanno riferito che sarà il Consiglio provinciale a discutere, a partire dal 13 dicembre, il Ddl di stabilità provinciale, e che non avevano alcun mandato diverso da questa comunicazione. Ancora una volta quindi disconoscimento del ruolo delle rappresentanze dei lavoratori, autoreferenzialità e supponenza.
«Non ci resta che dare seguito alla mobilitazione, come ci chiedono le migliaia di lavoratrici e lavoratori che hanno partecipato e stanno partecipando a questa vicenda che fa fare al Trentino un salto indietro gigantesco sul tema delle relazioni sindacali e sulla capacità di governare con prospettive di sviluppo e coesione sociale.
Il 30 novembre presidieremo i lavori del Consiglio provinciale, a breve sarà formalizzata l’astensione dalle prestazioni aggiuntive e quindi la proclamazione dello sciopero per l’intera giornata del 16 dicembre per la previsione, nel Ddl di Stabilità per il 2022 delle risorse necessarie per aumenti contrattuali del triennio 2019/2021 almeno pari a quelli nazionali, finanziamenti per il personale della scuola e della formazione professionale, progressioni di carriera, revisione degli ordinamenti professionali e del sistema di classificazione», concludono i segretari.