Fp Cgil, col segretario Luigi Diaspro e la referente del comparto dei Medici – Veterinari, della Dirigenza Sanitaria e delle Professioni Sanitarie Gianna Colle spiega: ci troviamo costretti a rispondere al comunicato stampa emesso dal dottor Nicola Paoli, Segretario Generale Cisl medici del Trentino, al termine dell’incontro di ieri alla presenza di Apran. Siamo costretti a farlo non solo perché nel testo veniamo tirati in causa (sebbene non si citi esplicitamente la Cgil), ma soprattutto perché si ha l’impressione che il dottor Paoli abbia travisato i termini di quanto è stato messo – o meglio – non messo, sul tavolo dalla controparte.
Paoli parla di noi come una delle sigle che promuove il prossimo sciopero e aggiunge che lo sciopero non è parte di una trattativa a cui ci si siede e si partecipa, ma un mezzo a cui il Sindacato ricorre quando tutti gli spazi di confronto sono chiusi.
Ebbene, ieri al tavolo, insieme ai sindacati dei medici, dei sanitari, dei veterinari e delle professioni sanitarie, si è parlato di applicare ai contratti dei medici, della dirigenza sanitaria e professioni sanitarie l’adeguamento dell’indennità di esclusività. La cosa è prevista a livello nazionale e dunque la sua applicazione in Trentino è un mero automatismo, un calcolo matematico. Apran ha invece inserito questo elemento tra quelli contrattabili, in discussione, creando confusione e facendo pensare che si tratti di risorse da negoziare. Non lo sono. Lo chiariamo ai medici e allo stesso Paoli, oltre che all’Apran.
Detto ancora più semplicemente: l’Apran non ha messo sul tavolo nemmeno un euro in più rispetto a quanto è già dovuto. La suddetta indennità va semplicemente calcolata e inserita in busta paga. Per questo, non vi è di fatto alcuna contrattazione da poter aprire: nessuna risorsa, nessuna discussione.
Durante la seduta si è accennato anche ad altri temi, ma risulta fuorviante e inaccettabile inserirli nel medesimo documento in cui si parla di incremento dell’indennità di esclusività: gli argomenti vanno assolutamente divisi, altrimenti si rischia di far passare il concetto che quegli adeguamenti saranno da considerarsi connessi alle nuove scelte. Mentre non lo sono. Chiarito questo, e trovate le risorse per la nuova contrattazione, allora avrà senso tornare a sedersi al tavolo. Fino a quel momento resta chiara e ferma l’intenzione di scioperare, nonostante ci sia chi, forse in buonafede, non comprende le ragioni della mobilitazione.