Circolano indiscrezioni che non possiamo verificare finché ci escludono dalle riunioni

«Apprendiamo da alcune indiscrezioni che le ragioni per cui le case di riposo in grande e media difficoltà sono passate – nel volgere di una riunione (quella in assessorato cui il sindacato non è stato ammesso) – da 12 a 3 risiederebbero nell’abbassamento del parametro di assistenza per il personale infermieristico che passerebbe da 1 infermiere ogni 10 assistiti a 1 ogni 15». Fp Cgil e Cisl Fp del Trentino, coi segretari Luigi Diaspro e Giuseppe Pallanch, intervengono nuovamente sulla questione delle sospensioni dei sanitari nelle case di riposo per le intuibili preoccupazioni che questa scelta comporterebbe.

Questa opzione, che dunque va sicuramente verificata, era peraltro trapelata con qualche vaghezza già nell’incontro del 25 agosto scorso con la presidente Chiogna e il direttore Giordani di Upipa e il dottor Nava dell’Apss e pare adesso in via di adozione da parte di alcune delle strutture più colpite dalle sospensioni del personale non vaccinato. Ricordiamo che si tratta, a quanto riferito in quella sede, del 12% del personale in forza, di cui 263 oss, 74 infermieri e 39 ausiliari».

L’opzione è rischiosa e non condivisibile perché mette in seria difficoltà qualità e appropriatezza dell’assistenza agli anziani e aumenta ulteriormente i carichi di lavoro del personale che responsabilmente si è vaccinato. Come anche qualsiasi deroga a turni e richiami forzati da ferie o altro sono opzioni riorganizzative che non possono essere decise unilateralmente dalle Apsp.

Ieri abbiamo già sollecitato l’immediata riconvocazione del tavolo permanente in Upipa che, come Fp Cgil e Cisl Fp, abbiamo chiesto e formalmente istituito al termine dell’incontro del 25 agosto. È urgente chiarire se quanto riportato in relazione all’abbassamento dei parametri corrisponda al vero e, in ogni caso, quali soluzioni organizzative siano state concordate al tavolo in assessorato, in un paradossale metodo di confronto che costringe le rappresentanze dei lavoratori a inseguire notizie anziché essere soggetto di prioritaria e legittima interlocuzione».