Con gli Accordi stralcio per gli arretrati del biennio 2022/2023 e quelli già firmati
per il 2024, si è certificata la perdita definitiva di oltre 7,5 punti percentuali
rispetto all’IPCA complessiva del triennio: 7,88% l’aumento a regime a
fronte del 15,4% di inflazione. Questa la ragione per la quale la Fp Cgil NON ha
firmato né questi Accordi né i Protocolli da cui discendono!
Proclami che parlano di centinaia di milioni per i contratti pubblici sembrano
presupporre che i dipendenti pubblici diventino improvvisamente ricchi, ma
purtroppo non è così. Basterebbe semplicemente ricordare che il solo indice
IPCA ha certificato il 6,6 % per il 2022 e il 6,9%, per il 2023 mentre gli accordi
chiudono al 3,85% e al 5% il biennio: questa la verità dei numeri, tutto il
resto sono chiacchiere.
Si possono fare mille alchimie e racconti mirabolanti, ma al dunque si sta
operando in direzione ostinata e contraria rispetto a quello che si professa: non si
rafforzano i salari e il divario col resto del Paese e col vicino Alto Adige (dove si
sta ragionando su un aumento sul triennio 22/24 di almeno il 12% sui soli tabellari)
continua a crescere. La logica del meglio poco che niente continua ad
alimentare la spirale che ci ha spinto agli ultimi posti in Europa per livelli
salariali.
Spostare risorse sul triennio 25/27 è stato il classico gioco delle tre carte,
con l’ulteriore perdita del potere d’acquisto dei salari dei pubblici dipendenti
trentini e l’introduzione di un modello contrattuale del tutto improprio per i
settori pubblici.
                                         La Fp Cgil non ci sta!

Allo stesso tempo rivendichiamo il merito di aver partecipato attivamente
alle preintese tecniche propedeutiche al Protocollo del 24 giugno con
richieste positivamente accolte nel testo finale, che devono ora
rappresentare significativi punti di avanzamento nei vari settori.
Richiediamo con urgenza quindi l’apertura dei tavoli negoziali per tradurre in
accordi gli impegni assunti, grazie alle nostre richieste, per la revisione degli
ordinamenti professionali, l’armonizzazione dei contratti dei comparti
pubblici trentini, la maggior tutela dei tempi di conciliazione vita – lavoro
per:
valorizzare e riqualificare il personale di Provincia, Comuni, Case di
Riposo e Sanità;
ridurre il divario con gli altri territori in termini di riconoscimento
professionale ed economico;
fermare gli esodi di personale da un comparto all’altro alla ricerca di
maggiore retribuzione e attrarre giovani ai concorsi;
iniziare attivamente il processo finalizzato a restituire dignità e
valore ad ogni settore pubblico.
Ribadiamo che la revisione delle parti normo giuridiche dei contratti NON è
secondaria, e che la dinamica degli “accordi stralcio” deve essere superata una
volta per tutte per rendere strutturali i rinnovi contrattuali, restituendo alla
contrattazione in sede Apran autorità e autorevolezza in una prospettiva
organica di sviluppo del comparto pubblico, senza fughe in avanti per singoli settori
o categorie di lavoratori che determinano dumping (concorrenza) all’interno degli stessi
settori pubblici (Apsp vs Apss, Comuni vs Pat, e così via).
All’acuirsi della perdita del potere d’acquisto dei salari conseguente a questi
accordi, vogliamo opporre un serio processo di riqualificazione e innovazione del
sistema pubblico trentino, con la valorizzazione professionale ed economica degli
operatori della sanità, delle case di riposo, dei comuni, sempre più in difficoltà.
Sfidiamo Politica e Apran a tenere fede a questi impegni assunti nelle preintese
tecniche al Protocollo firmate dalla Fp CGIL, non sottostando ai diktat di chi
strumentalmente assume atteggiamenti dilatori: queste sono le vere urgenze del
comparto, oltre a investimenti strutturali sulle retribuzioni.