Cgil e categorie non firmano l’intesa politica: aumenti che non coprono nemmeno l’inflazione certificata al 2022 Così un infermiere avrà un adeguamento della busta paga inferiore a quella dei metalmeccanici
“Il protocollo politico sul rinnovo del contratto dei dipendenti delle Autonomie locali rappresenta un’occasione mancata per garantire davvero ai 39mila lavoratrici e lavoratori del comparto pubblico aumenti reali in grado di recuperare la perdita del potere d’acquisto subita negli ultimi due anni. Col paradosso per cui un infermiere, un impiegato e un insegnante, per semplificare, rischiano di avere nel triennio aumenti inferiori a quelli dei metalmeccanici, che con la busta paga di giugno hanno ricevuto aumenti pari all’inflazione 2022 depurata dei costi energetici. E cosi sarà per il 2023. Avevamo chiesto che questo accordo disponesse, come accade anche a Bolzano, che le risorse stanziate in assestamento fossero un anticipo sul futuro contratto. Il protocollo purtroppo non lo puntualizza con la necessaria chiarezza e si parla di eventuali integrazioni, quando già oggi è chiaro che saranno necessarie visto che tra il 2022 e 2023 l’inflazione reale si attesterà intorno al 15%. Fin dall’apertura del confronto negoziale in Apran dove il protocollo dovrà essere tradotto nella vera disciplina contrattuale reclameremo, dunque, che sia sia effettivamente scritto con necessaria chiarezza che quanto definito è un anticipo”.
Sono queste, spiegano Cinzia Mazzacca, segreteria Cgil con Luigi Diaspro, segretario della Funzione Pubblica e Raffaele Meo, segretario della Flc (scuola) le ragioni che hanno spinto ieri sera Via Muredei a non firmare l’intesa.
Con questo protocollo nel 2024 non si coprirà neanche l'inflazione del 2022
La CGIL, dunque, ha lavorato insistentemente per il miglioramento del testo iniziale proposto dall’Assessore Spinelli che per il 2022 prevedeva appena l’1,87% (40 euro medi lordi mensili), ottenendo il 2,99% finale (60 euro medi lordi mensili) che, tuttavia, per quanto ci riguarda, non poteva considerarsi definitivo – com’è invece stato – ma solo acconto sui futuri aumenti stipendiali.
Il protocollo firmato ieri sera con la Giunta provinciale chiude definitivamente il 2022, non rende strutturale la una tantum finanziata con l’ultima variazione di bilancio e fissa a regime nel 2024 un aumento del 6,3% che non copre neppure l’inflazione già certificata nel 2022.
Il confronto di ieri ‐ rilevano i sindacalisti ‐ ha visto migliorare la proposta avanzata dalla Giunta, grazie in particolare alle proposte della Cgil. L’aumento delle risorse sul 2022, il mancato assorbimento della vacanza contrattuale, lo stanziamento di 15 milioni di euro per l’ordinamento professionale e le progressioni, sono frutto anche del nostro impegno. Se però il prossimo anno non ci fosse una riapertura del tavolo contrattuale, e ad oggi non c’è certezza, i dipendenti e le dipendenti delle autonomie locali, della scuola e della sanità pubblica trentina rischiano di perdere tra il 7 e l’8% di potere d’acquisto in due anni visto che l’inflazione nel 2022 è stata dell’8,7% e per quest’anno è prevista al 6.4%. Per questa ragione fino alla fine abbiamo insistito per un’intesa che si configurasse realmente come anticipo sul rinnovo del contratto collettivo perché la nostra volontà era e resta recuperare il potere d’acquisto perso. In questo modo, in assenza di ulteriori stanziamenti, che lavora nel pubblico rischia di perdere un’intera mensilità l’anno,
proseguono i sindacalisti.
Un accordo che marca ulteriore distanza con la realtà di tutti i giorni
In sintesi dunque si tratta di un accordo che marca ulteriore distanza tra la realtà di tutti i giorni, con i prezzi alle stelle e le difficoltà delle famiglie per far quadrare i conti e gli stanziamenti previsti per il triennio 2022/24.
Ed è questa la ragione per cui l’obiettivo di via dei Muredei era arrivare ad un protocollo che fissasse un anticipo sulle retribuzioni tabellari del 2022 e del 2023 per aprire la discussione sulle tre annualità del contratto a gennaio 2024, con la nuova Giunta e alla luce dei dati certi sull’inflazione, rendendo nel frattempo strutturale l’una tantum di 35,6 milioni già stanziati a maggio che invece saranno erogati ai lavoratori solo quest’anno e non ci saranno più nel 2024.
In sintesi, dunque, per il triennio 2022/24 la giunta provinciale ha stanziato 270 milioni di euro, 115 per il biennio 22/23, 105 per il 2024, 15 milioni per l’ordinamento, 35,6 di una tantum e l’adeguamento del buono pasto.
Crediamo che si possa fare di più per dare risposte alle lavoratrici e ai lavoratori del sistema pubblico provinciale. Il protocollo di fatto fissa i paletti per la discussione che si aprirà in Apran per la definizione del contratto. Vedremo se in quella sede ci saranno i margini per superare i limiti dell’accordo,
concludono Mazzacca, Diaspro e Meo.