Lo scioglimento del consiglio comunale di Luserna evidenzia plasticamente come la grave crisi di personale sia un punto politico, fondamentale per l’esistenza stessa dei piccoli comuni trentini. E come il Sindacato debba essere parte attiva nel confronto politico e organizzativo per assicurare i servizi e salvaguardare personale allo stremo.
Possiamo proseguire tranquillamente nel dibattito fusioni sì o fusioni no, sottolineando come questa discussione debba essere politica e non forzata dall’esterno, sta di fatto che ad oggi, malgrado le grida di allarme di amministratori e della stessa Fp Cgil per la grave situazione in cui versa il personale del settore, in particolare dei piccoli comuni, delle difficoltà di reclutamento per la poca attrattività di ruoli e responsabilità non adeguatamente retribuiti, i comuni rischiano la chiusura e non vediamo avviato un percorso di analisi e, soprattutto, di condivisione con le rappresentanze del personale stesso, e questo è altrettanto grave.
così Luigi Diaspro, Masha Mottes e Mirko Vicari della Fp Cgil del Trentino.
Declinare queste difficoltà come fatto esclusivamente organizzativo, come fa il presidente Gianmoena ma anche amministrazioni comunali, o ritenerle di competenza eminentemente politica omettendo di considerare la voce e le ragioni di chi da anni segue queste tematiche lanciando da tempo l’allarme per la salvaguardia dei servizi, in rappresentanza di cittadini e migliaia di lavoratori, esprime una carenza di visione fortemente preoccupante.
Il personale che abbandona questo settore lascia certo per ragioni di tipo economico ma anche per assenza di risposte sul versante della conciliazione e della flessibilità, per le responsabilità notevolmente aumentate per le novazioni tecnologiche e amministrativo contabile a fronte delle quali non vi è corrispondenza retributiva e spesso neppure formazione adeguata.
Nei piccoli comuni, se c’è carenza di segretario e personale o il personale è inesperto, è già complicato assicurare l’ordinario, figurarsi rendere attuabili iniziative di segno avanzato sul territorio in base ad input politici dell’amministrazione eletta, come ci è capitato di sentire da amministratori che lamentavano l’impossibilità – per colpa del personale poco collaborativo – di dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale!
I piccoli comuni hanno gli stessi adempimenti dei grandi comuni, e questo è già tantissimo, con dipendenti che ricoprono ruoli unici e spesso non possono o non si sentono di fare le due settimane di ferie estive (previsione contrattuale) perché sanno che non c’è nessuno a sostituirli.
Gli ambienti di lavoro a causa dello stress eccessivo diventano “tossici”, lo smart working da modello organizzativo positivo viene visto come fumo negli occhi perché spesso sindaco o assessori “prediligono” il contatto diretto.E non ci piacciono soluzioni che ancora una volta leggiamo sui giornali, senza possibilità di confronto, malgrado siano mesi che abbiamo inviato e sollecitato una richiesta di incontro al Consiglio delle Autonomie e al suo Presidente Gianmoena. Vorremmo confrontarci sui servizi erogati da soggetti sovra comunali (privati?) o dallo stesso Consorzio dei Comuni, sul tema della premialità e selettività della retribuzione accessoria, quasi si trattasse di sollecitare maggiore impegno del personale anziché riconoscere e valorizzare, nella condizione data, responsabilità, professionalità e livelli economici, visto anche il gap salariale con gli altri territori.
“Il rischio di chiusura dei piccoli comuni è sempre più evidente, il caso Luserna poi assume carattere di particolare gravità per le conseguenze sulle nostre minoranze linguistiche: si apra al più presto un tavolo di lavoro e di confronto con i soggetti aventi titolo, a partire da chi rappresenta dipendenti e segretari comunali, lo diciamo in particolare all’assessora Zanotelli che non ha ancora trovato il tempo di incontrarci.
concludono i sindacalisti.