«Prendiamo atto dell’aggiornamento del “Piano triennale della formazione degli operatori del sistema sanitario provinciale” da parte della Provincia di Trento, nel quale si prevede un aumento, già per il 2022-2023, del numero chiuso negli accessi ai corsi di laurea per la formazione di futuri infermieri in provincia di Trento, passando così da 140 a 180 posti. Stessa dinamica per le scuole Oss, che vedranno un lieve incremento dei posti per chi vorrà accedere ai corsi. Nell’esprimere il nostro apprezzamento per queste misure, ci pare altrettanto doveroso sottolineare come le stesse siano ancora insufficienti, poiché non riusciranno a compensare la gravissima carenza di personale, sia di infermieri che di Oss, che sta mettendo in ginocchio il Sistema sanitario trentino. Testimonianza ne sono le difficoltà negli ospedali e nelle Apsp, dove non si riescono più a garantire i servizi fondamentali e la stessa qualità di assistenza che è stata sinora un fiore all’occhiello del territorio».
Così Luigi Diaspro e Alessandro Lazzarini, Segretario generale e Funzionario del settore Apsp della Fp Cgil del Trentino. «Problematiche ancora più evidenti dopo le voci di possibili spostamenti di residenti da alcune Apsp ad altre: comporterebbero gravi conseguenze per gli stessi residenti, già fragili per età e patologie pregresse, che verrebbero pericolosamente destabilizzati da un repentino cambio di ambiente di vita e creerebbe un pericoloso precedente. Contiamo naturalmente sulla smentita dell’assessora Segnana, anche se tutto fa temere eventi non impossibili e paventati anche da Upipa in tempi non sospetti.
A più riprese la Fp Cgil ha denunciato la mancanza di lungimiranza della parte politica trentina e, unitariamente nell’iniziativa del 27 luglio scorso, abbiamo espressamente indicato come il personale debba diventare un vero e proprio LEA (livello essenziale di assistenza) per l’assistenza sul territorio. Per fare questo occorre investire e connettere il sistema universitario e scolastico ai fabbisogni del territorio in fatto di personale qualificato e accessi al sistema socio sanitario. Occorrono quindi più coraggio e più risorse: 40 infermieri in più è solo un primo passo».