Per salvare i Comuni occorre un progetto solido e soprattutto condiviso, no a pacchetti precostituiti e autoreferenziali che non tengono in alcuna considerazione la realtà dei fatti e le proposte dei dipendenti e dei loro rappresentanti.

così Luigi Diaspro Segretario Generale della Fp Cgil in relazione alle proposte del Presidente Gianmoena lette sull’Adige di ieri.

Al Consiglio delle autonomie Locali abbiamo chiesto un incontro mesi fa, sollecitato anche di recente, senza alcuna risposta: avevamo e abbiamo la necessità di un confronto serio sul sistema dei Comuni e delle Comunità di Valle, lavoratrici e lavoratori ci chiamano continuamente per lamentare situazioni lavorative non più sopportabili dovute in primo luogo alla grave carenza di personale e alle difficoltà assunzionali, quindi alla mancanza di una concreta prospettiva di miglioramento delle proprie condizioni di lavoro, di benessere lavorativo, di conciliazione dei tempi. E ci chiamano anche per chiedere come formalizzare le dimissioni.

Non ci pare nè saggio nè corretto escludere il Sindacato da scelte politiche urgenti e necessarie, visto il grido di allarme non solo del Sindacato, ma degli stessi Sindaci perchè preoccupati di non riuscire più a garantire i servizi per l’assenza di Segretari e personale.

L’abbiamo già detto, condividiamo l’analisi della Corte dei Conti sulla necessità di proseguire con il processo di fusione: è lo strumento per poter garantire non solo migliore qualità dei servizi ma anche maggiore attrattività per il personale per funzioni che oltre ad essere complesse e di grande responsabilità devono poter garantire formazione, confronto, lavoro di staff, e questo un piccolo comune non può farlo.

E se ci sono ipotesi di lavoro per concentrare alcuni servizi presso centrali operative, che siano le Comunità di Valle o lo stesso CAL, va chiarito con quale personale, con quali strumenti, con quali risorse, con quali istituti contrattuali normo-giuridici ma anche economici. Sono questioni non di poco conto. Per non parlare del tema del Lavoro Agile, che è stato sin qui ampiamente sotto utilizzato per la prevalenza di una cultura del sospetto e dell’ansia del controllo, senza pensare a come in realtà questa modalità di lavoro, ampiamente sperimentata nella pandemia, possa risultare di maggiore attrattività ad esempio per i concorsi in comuni particolarmente disagiati per la loro collocazione geografica.

E non ci pare una buona idea quella di voler affrontare il tema delle basse retribuzioni riproponendo ricette che non tengono conto della realtà dei fatti: quale incentivo legato ai risultati se l’emergenza è la carenza del personale e, di conseguenza, carichi di lavoro in crescita esponenziale anche, lo dice lo stesso Gianmoena, a causa della mole di novazioni legislative e telematiche che rendono i processi sempre più complicati e, fatalmente, rallentati? Si metta prima il dipendente in condizioni di fare il proprio lavoro e poi parliamo di obiettivi e premialità. Ma non può in ogni caso essere questa la risposta alla perdita del potere d’acquisto dei salari dei dipendenti dei comuni trentini: le retribuzioni vanno adeguate all’inflazione che si è portato via oltre uno stipendio in un anno, poi si parli pure del sistema indennitario: non si possono confondere strumentalmente le due cose. Il 6,31 % che ci apprestiamo ad erogare per il triennio 22/24 è del tutto insufficiente rispetto al 16-18% dell’inflazione nel periodo. Per questo noi continueremo nella nostra battaglia per ulteriori risorse sui contratti pubblici oltre a quelle stanziate con la variazione di bilancio, conclude Diaspro.