Servono smart working, riordino professionale, una revisione delle attività tecnico amministrative dei Comuni, approfondire l’esperienza di fusioni e gestioni associate
«Smart working, riordino geografico–amministrativo dei Comuni, rilancio del ruolo delle Comunità di valle e revisione dell’ordinamento professionale. Sono questi gli elementi su cui agire per far sì che geometri, ingegneri e architetti ricomincino a trovare attrattivo il lavoro nell’ente pubblico. È invece errato l’orientamento, ventilato dal Consiglio delle autonomie, di ricorrere ai professionisti esterni a partita Iva». Questo, in estrema sintesi, il pensiero di Luigi Diaspro, segretario generale della Funzione Pubblica Cgil del Trentino.
«È purtroppo conclamata la carenza di personale nei Comuni e, complice il famoso 110%, soprattutto gli uffici tecnici, ma non solo, sono in sofferenza. Male vanno le cose in quei municipi che non riescono a investire, in opere pubbliche, le risorse che pure avrebbero a bilancio. La soluzione non può essere la maggiore esternalizzazione, che priva ulteriormente gli enti locali di professionalità e rischia di demotivare chi in quegli uffici lavora e si troverebbe a scrivere lettere di incarico anziché firmare progetti tecnici, per non parlare dei maggiori costi per le Comunità. Ma anche per mettere a terra i progetti del Pnrr, come dichiara lo stesso presidente Fugatti, il tema del piano straordinario di assunzioni deve andare di pari passo col rendere attrattivo l’impiego pubblico.
Cosa bisogna fare
Per fare questo la prima via da percorrere è rivedere organizzazione e funzioni dei Comuni, rivalutando e migliorando l’esperienza delle fusioni e gestioni associate, troppo frettolosamente accantonata da questa Giunta provinciale in nome di un campanile che rischia di diventare sinonimo di inefficienza e inefficacia dei servizi pubblici, sanità, opere pubbliche che sia. Nello stesso contesto è fondamentale rafforzare funzioni e ruolo delle Comunità di valle, vista la pseudo riforma licenziata da questa Giunta.
Secondo tema è lo smart working. Abbiamo recentemente siglato un accordo in Apran ma occorre rapidamente superare i vincoli culturali dello stesso Consorzio dei Comuni che hanno di molto limitato la possibilità di svolgere il lavoro agile anche da fuori regione, che potrebbe invece essere la leva per assicurarsi fior di professionisti nelle pubbliche amministrazioni. Se vogliamo attirare talenti per, magari, chiedere loro di lavorare per un comune montano, lo smart working può essere una via efficace e si basa per sua natura su obiettivi, progetti e risultati: come si chiederebbe di fare a una partita Iva. O si pensa magari che un professionista esterno si trasferisca in loco mentre progetta una palestra?
Terzo elemento: abbiamo da poco rinnovato il contratto collettivo e aspettiamo, con la manovra di assestamento, le risorse per progressioni e arretrati. Ma questo non basta per rendere appetibile il lavoro pubblico nei Comuni. Lo diciamo da tempo come Fp Cgil: è ora di agire sull’ordinamento professionale, ormai superato dai tempi, per valorizzare giuridicamente ed economicamente il lavoro pubblico.
Ultimo tema. Per tutto questo servono risorse. Risorse che evidentemente ci sono se si trovano per adeguare le indennità dei sindaci. È chiaro che i sindaci incontrano responsabilità sempre crescenti, ma al loro fianco le stesse crescenti difficoltà incontrano i lavoratori pubblici».