Cosa prevede il Disegno di Legge per la Variazione di Bilancio 2024

La Giunta Provinciale ha approvato il DDL che prevede lo stanziamento di 119 milioni di euro per il rinnovo dei contratti pubblici 2022-2024. In soldoni parliamo di un aumento stipendiale lordo del 5,9% che, aggiunto allo 0,41 % dell’indennità di vacanza contrattuale già in godimento, equivale al 6,31% a regime dal gennaio 2024. Il DDL dovrà quindi essere approvato dal Consiglio Provinciale entro il prossimo marzo, dopodiché saranno impartire le Direttive all’Apran per la firma degli accordi sindacali, la verifica da parte degli organismi di controllo (Corte dei Conti), e quindi la materiale erogazione nelle buste paga.
Per quanto riguarda gli arretrati per gli anni 2022 e 2023, pari rispettivamente al 2,72% e al 3,75%, occorrerà invece attendere l’assestamento di bilancio del prossimo luglio. Ribadiamo che per il solo 2022 l’Istat ha certificato un’inflazione superiore all’8%, e per il
triennio considerato la previsione è tra il 16 e il 18%.

Per queste ragioni come Fp Cgil abbiamo più volte sottolineato che la partita dei rinnovi contrattuali pubblici 2022/2024 non può affatto ritenersi conclusa, come dichiarato dal Presidente Fugatti anche in occasione del varo del DDL da parte della Giunta: “Ricordiamo che come Trentino siamo la prima amministrazione a procedere al rinnovo per il 2022-2024 nel comparto pubblico”, come ribadito anche in occasione del tavolo di confronto sui bassi salari avviato nei giorni scorsi per i soli settori privati. Un tema che invece interessa, e molto, anche i comparti pubblici. Secondo i dati Istat, nel 2021 la retribuzione media lorda in Trentino nel settore pubblico era pari a 33.197 contro i 36.928 della media delle regioni a statuto speciale e contro i 37.634 della media nazionale.

Si tratta quindi di risorse da considerarsi meri anticipi sui rinnovi 2022/2024. Richiamiamo
sul punto il Presidente Fugatti al rispetto dell’impegno assunto in sede di approvazione
dell’assestamento di bilancio dello scorso agosto, ovvero a confrontarsi con le parti sociali,
per quanto riguarda l’anno 2022, circa gli effetti dello scostamento tra inflazione
programmata e quella reale per possibili compensazioni, come richiesto dalla Fp Cgil sin
dall’inizio delle trattative per il Protocollo d’Intesa dello scorso luglio.