Si ascoltino le grida di dolore dei primi cittadini impossibilitati ad assicurarsi personale per garantire i servizi. Servono scelte pragmatiche. Si apra subito il confronto.

La Corte dei Conti nella propria analisi sottolinea opportunamente il tema dell’alta incidenza della spesa per assicurare le funzioni amministrative nei comuni al di sotto dei duemila abitanti (la maggioranza in Trentino). E’ un allarme che condividiamo, sono a rischio la sostenibilità e l’efficienza dell’intero sistema istituzionale rappresentato storicamente dai comuni in Trentino, occorre proseguire con lo strumento delle fusioni.

così Luigi Diaspro, segretario generale della Funzione Pubblica Cgil del Trentino.

Registriamo quotidianamente le difficoltà di chi lavora nei piccoli comuni, alle prese con carenza di personale diffusa e di figure fondamentali di riferimento per assicurare i servizi, siano essi uffici finanziari, tecnici, amministrativi, contabili o di pubblica sicurezza.

sottolinea Fp Cgil.

Un piccolo comune, con organici quasi mai completi, deve assicurare le medesime funzioni di enti maggiori, adempiere alle stesse norme, e spesso non ce la fa. Per questo, oltre alla questione dei costi, c’è il tema della sostenibilità e della qualità dell’offerta dei servizi, dell’attrattività del personale che, in tali condizioni, opta per le dimissioni, e gli stessi concorsi vanno deserti.

Per queste ragioni non è più rinviabile una ripresa della discussione sulle fusioni, a partire dall’analisi dell’esperienza che ha già prodotto la riduzione dei comuni trentini da 223 a 166. Basti ascoltare le grida di dolore dei primi cittadini in questi giorni, impossibilitati ad assicurarsi un segretario comunale o un minimo di personale per garantire i servizi. Lo stesso presidente del Consiglio delle Autonomie Locali Gianmoena, dal suo osservatorio privilegiato, chiede di incentivare le fusioni. Sappiamo bene come il nostro territorio presenti particolari caratteristiche morfologiche, come sia presente l’affezione alla municipalità e la sacrosanta esigenza di avere servizi di prossimità, ma proprio perché tutto ciò è a rischio occorre uno sforzo di analisi e di responsabilità per indicare nuove prospettive e nuovi strumenti per presidiare i servizi territoriali.
Abbiamo bisogno di pragmatismo, e di provvedimenti urgenti. Si apra un tavolo di confronto con le parti interessate, con i rappresentanti dei lavoratori, si analizzino le esperienze delle fusioni e delle gestioni associate, si propongano nuovi modelli organizzativi con presidi presso le Comunità di Valle o altrove, si rilevino i fabbisogni del personale a tutti i livelli. Sul versante dell’attrattività si valorizzino gli strumenti contrattuali già previsti, come il lavoro agile: registriamo positivamente le dichiarazioni che leggiamo in questi giorni sul non ritenere indispensabile la presenza in ufficio per assicurare i servizi, un fatto da sottolineare, date le difficoltà sin qui registrate per l’adozione concreta della modalità di lavoro agile nel settore dei comuni.

insiste Diaspro.

FpCgil ribadisce, infine, la necessità di rafforzare gli investimenti sul personale, per un piano straordinario di assunzioni e di stabilizzazioni dei tempi determinati, per adeguare e omogeneizzare i trattamenti retributivi all’interno del Comparto delle Autonomie Locali, per valorizzare gli incarichi e le indennità ferme da un ventennio per i quali le risorse previste nell’Accordo di Settore sono del tutto insufficienti.