Fare welfare sul territorio – da chi consegna i pasti e presta cure a domicilio ai nostri anziani a chi si occupa delle persone con disabilità, dei tanti minori soli o in difficoltà nelle scuole e nelle case famiglia, delle persone con disagio psichico o con tossicodipendenze – richiede elevate competenze tecniche e relazionali che spesso usurano fisicamente e psicologicamente, è un servizio tanto fondamentale quanto invisibile agli occhi di chi non ne ha bisogno e poco valorizzato sia dal punto di vista sociale che contrattuale.

Troppi lasciano il terzo settore

Chi svolge questo lavoro sempre più spesso non è nelle condizioni di sostenere sé stesso e/o la propria famiglia e in molti, troppi oramai, lasciano il Terzo Settore per fare lo stesso lavoro, ma meglio retribuito, nel comparto pubblico o per fare altro. Così si disperdono le professionalità e le conoscenze costruite in anni di esperienze svuotando una realtà che merita più rispetto e attenzione.

Serve rinnovare i contratti

Non c’è più tempo! Serve rinnovare i contratti in modo significativo, serve rinnovare l’integrativo territoriale per una revisione dei tanti istituti contrattuali fermi da più di un decennio e per un adeguamento delle retribuzioni falcidiate da un’inflazione che divora il potere d’acquisto già misero dei salari

Per fare questo servono risorse pubbliche che non ci stancheremo di chiedere al decisore politico, come abbiamo fatto in questi anni e anche di recente, a fronte di un’attenzione assolutamente non adeguata ai bisogni espressi dalle lavoratrici e dai lavoratori ma anche dalle stesse parti datoriali cooperative.

Un anticipo degli aumenti contrattuali

Solo con l’ultimo assestamento abbiamo potuto registrare, grazie all’azione congiunta di Sindacati e Federazione, lo stanziamento di alcune risorse che dovrebbero costituire un anticipo degli aumenti contrattuali in discussione a livello nazionale. Ma non basta, occorre rinnovare l’Integrativo Provinciale fermo da anni, per rafforzare il potere d’acquisto ed invertire la rotta della fuga verso il pubblico di lavoratori che, pur svolgendo le stesse mansioni, si ritrovano salari più bassi e condizioni contrattuali peggiori.

Per questo, pur registrando come primo risultato positivo l’apertura del tavolo di discussione in Federazione, sollecitiamo anche il coraggio e la forza del mondo cooperativo per dare delle risposte concrete ai lavoratori, la base del sistema.

Scelte miopi

Le scelte miopi della classe politica denotano l’illusione di poter costruire un futuro welfare sul territorio abbattendo i costi della finanza pubblica scaricandoli sulla presunta libertà gestionale dei privati.

Va rivisto l’intero modello, il Servizio Pubblico va garantito e deve essere di qualità come di qualità deve essere condizione di chi il Servizio Pubblico lo sostanzia. Servono quindi scelte che individuino risorse in base alle priorità e, soprattutto, che individuino quali servizi, a fronte delle esperienze di questi anni, possano o meno essere o continuare ad essere esternalizzati.

Servono regole chiare e condivise negli affidamenti dei servizi, regole che tutelino, che spezzino lo scaricabarile delle responsabilità che puntualmente ci troviamo ad affrontare che in concreto si riversa sugli ultimi anelli della catena: lavoratori e utenti quindi i cittadini.

I tavoli aperti

I tavoli nazionali sono aperti, su Cooperative Sociali e Anffas, e siamo in dirittura di arrivo per un accordo economico dignitoso e il superamento delle ormai inaccettabili notti passive.

A livello territoriale abbiamo impostato le premesse e indicato alcuni temi risalenti (banca ore, ferie solidali, diritto allo studio, comporto malattia, accordo soggiorni, tempi viaggio e rimborsi chilometrici), lavoreremo per giungere quanto prima a fatti concreti.

Vi terremo aggiornati